Neil Gaiman ha un potere particolare. Parlo di potere perché voglio ricondurlo a qualcosa di soprannaturale che soprannaturale non è. E in questo groviglio includo uno dei pregi che, secondo me, si nasconde dietro la sua scrittura. Iniziamo dal superpotere: Neil Gaiman è un essere umano, tutti i giorni mangia, dorme e si innervosisce per chi in metropolitana si posiziona davanti le porte quando non deve scendere, ma è quando inizia a scrivere che compie la magia: contempla persone e situazioni del quotidiano e le coinvolge in storie, non particolarmente complesse, ricavate da uno spirito d’osservazione ironico e macabro, tutto favorito da uno stile semplice che lui è riuscito a rendere personalissimo e, quindi, originale.
Sto pensando a Nessun dove in cui la geografia della Londra conosciuta si capovolge in una Londra Sotto che brulica di personaggi fantastici. Nel caso di American Gods l’auore ha unito la passione per la mitologia e l’idea della modernità trasformando tutto in una lotta tra le origini e il futuro, tra la fede passata e la sua mancanza nel presente.
Lo stravolgimento a cui mi riferisco è simile alla visione di un negativo, un collegamento tra i due mondi di cui lo scrittore sceglie di raccontare l’opposto. Trigger Warning, l’ultima raccolta di racconti, raccoglie molti pezzi sparsi dello scrittore inglese e ricorda, ancora una volta, che la fantasia di Gaiman è un esercizio giornaliero, non sempre riuscito, ma estremamente produttivo.
Come spiegavo nell’ultima puntata di Quelle Case nel Bosco, l’horror è una faccenda complessa per chi si trova a leggerlo, perché fa da mediatore tra racconto e persona. Cosa non meno importante, una delle pratiche che scrittori come Gaiman e King è anche creare storie sulle storie, l’aneddoto della nascita della loro scrittura. Ogni volta che Gaiman parla di chi l’ha ispirato, infonde curiosità e fascino che solo uno scrittore attento e affamato sa dimostrare. L’introduzione di Trigger Warning, per esempio, è un inno personale ai racconti e alle loro origini, non per chi scrive, ma per chi legge. Allo scrittore rimane il duplice compito di prendere da sé e donare in modo da rendere protagonista il lettore:
Per quanto mi riguarda, ciò che leggiamo da adulti andrebbe letto senza avvertenze e raccomandazioni, a parte forse: entrate a vostro rischio e pericolo. Abbiamo bisogno di scoprire in prima persona che cos’è una storia, quale significato assume per noi, e la nostra esperienza sarà diversa da quella di qualsiasi altro lettore dello stesso racconto.
Le storie noi le costruiamo nella nostra testa. Prendiamo le parole e diamo loro forza, guardiamo attraverso occhi altrui e vediamo, sperimentiamo, ciò che altri non vedono. Sono luoghi oscuri, le storie? Mi chiedo. E ancora: Dovrebbero essere dei luoghi sicuri? CI sono libri che lessi da bambino e che avrei desiderato, dopo essere arrivato alla fine, non avere mai incontrato, perché non ero pronto e ne rimasi turbato […]
La raccolta segue le direttive del Gaiman migliore: un cultore di mitologie e favole, pronto a crearne delle proprie cambiando le regole del gioco pur mantenendo elementi classici come eroi, cavalieri, nani, castelli, avventure nel corso di lunghi viaggi. È il caso de “La verità è una grotta sulle montagne nere…” storia di un riscatto maledetto di un nano verso la figlia defunta, o L’addormentata e il fuso il racconto della bella addormentata rivisitato con toni oscuri. A occuparsi delle mitologie contemporanee ci pensa Il ritorno del sottile Duca Bianco, piccolo componimento da favola cavalleresca ispirato a David Bowie.
Numerose sono le storie che colpiscono per l’unicità della trama e la familiarità dello stile. Entrambi i fattori creano un equilibrio perfetto anche quando si tratta di poesie, degli inframezzi di esercizi di stile o di creatività a ruota libera. Ci sono anche curiosità più interessanti come Il caso della morte e del miele, un omaggio alle storie di Sherlock Holmes composto con il carattere sopra le righe che contraddistingueva Arthur Conan Doyle, o il racconto Le niente in punto, un’avventura composta per una raccolta di racconti a tema Doctor Who, molto simile all’umorismo e alla stravaganza del personaggio precedente. Anche in questi casi Gaiman sa adattarsi a qualsiasi idea purché abbia l’occasione di sovvertirla rispettandone le linee generali.
La particolarità di Cassandra, “E piangerò come Alessandro Magno” e Cane nero (il racconto sulle avventure di Shadow dopo American Gods) hanno come pregio la sorpresa, il non sottovalutare verità prendendole per la parte più superficiale. Molto spesso proprio questo metodo offre lo sguardo più spontaneo e autentico.
Nella pubblicazione incontrollata di raccolte che vedono racconti ripetuti e già pubblicati altrove, l’azione di Gaiman è anche personale quando incoraggia la pubblicazione di un genere di poco successo nell’editoria contemporanea e che, invece, dovrebbe essere un primo, piccolo approccio alla storia di lettori. I componimenti brevi puntano, più banalmente, all’intrattenimento che, quando si tratta di lettura, risulta il migliore per consegnare ai lettori la staffetta dell’ispirazione.
Fare un libro è un po’ come fare una poltrona.
Forse i libri andrebbero provvisti di avvertenze,
Tipo le istruzioni della poltrona.
Un foglietto di carta ripiegato e infilato in ogni copia
Che ci avverta:
«Solo per una persona alla volta.»
«Non usare come sgabello o predellino.»
«Il mancato rispetto delle seguenti istruzioni può provocare infortuni gravi.»
Autore: Neil Gaiman
Traduzione: Carlo Prosperi
Editore: Mondadori
Anno:2016
Pagine: 307
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