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L’evoluzione della paura: La cosa marrone chiaro di Fritz Leiber

Paradosso fisico e metafisico, realtà alterate e suggestioni. Decisamente poco per descrivere la letteratura dell’orrore. In una ramificazione di stili e generi, chi si dedica all’orrore porta con sé un fascino inevitabile: occhi e mente in una duplice visione, un’eterocromia narrativa e creativa in grado di ottenere risultati sempre diversi. Un posto d’onore andrebbe a Fritz Leiber, scrittore americano che si è cimentato nel fantasy, nella fantascienza e nell’horror. La cosa marrone chiaro e altre storie dell’orrore (pubblicato da Cliquot con la traduzione e la cura di Federico Cenci) dona all’autore statunitense nuova vita editoriale dopo le molteplici edizioni Urania. Nuova vita caratterizzata dall’ordine e dalla precipua visione della casa editrice romana che – in modo simile a quanto aveva fatto per Salgari – ripropone l’autore circoscrivendo la sua attività nel genere horror: l’edizione raccoglie sette racconti inediti e la prima stesura di Nostra signora delle tenebre sotto il nome de La cosa marrone chiaro.

L’alternanza di stili non disdegna sfumature fantascientifiche e ricostruisce uno sviluppo dagli anni Quaranta fino agli ultimi componimenti negli anni Settanta e Ottanta. L’autore non fa mistero del debito con gli autore dell’orrore classico come Lovecraft e Poe. La loro influenza si riscontra nei frequenti riferimenti alle opere o a veri e propri racconti dedicati alla loro figura (Richmond, fine settembre, 1849). In altri casi come La villa del ragno, racconto della visita di una coppia nella misteriosa casa dell’amico benestante, il sapore è quello lovecraftiano, ripulito dalla magniloquenza prolissa, ma pur sempre controllato e dettagliatissimo.

Presto, però, l’influenza di Lovecraft, con il quale Leiber intratterrà anche una breve corrispondenza, va evolvendosi in corrispondenza di un tempo particolare. Attraversando il XX secolo fin quasi alla fine, Fritz Leiber rimase un autore dalle poliedriche capacità in grado di adattare continuamente la scrittura alla realtà (o viceversa). Oltre alle opere di fantascienza e alla creazione dello sword and sorcery, sottogenere del fantasy, con la serie di libri su Fafhrd e il Gray Mouser, creò una sintesi tra finzione e realtà recependo l’attualità all’interno dell’orrore.

Cos’era la letteratura dell’orrore sovrannaturale se non un tentativo di rendere eccitante la morte stessa? La meraviglia e la stranezza dell’ultimo istante di vita.

(La cosa marrone chiaro, traduzione di Federico Cenci, Cliquot)

Qui, nelle parole di Franz, protagonista de La cosa marrone chiaro, l’eccitante è il tentativo di riempire un vuoto inquietante: non quello successivo alla morte ma le avvisaglie dell’ignoto immediatamente precedenti. Così leggiamo della febbrile scoperta della potenza del pensiero ne Il signor Bauer e gli atomi in corrispondenza della scoperta della bomba atomica. Oppure sondiamo le conseguenze distorte della fama in combutta con una profezia dal sapore classico ne Il demone del cofanetto: una star hollywoodiana rischia di scomparire nell’indifferenza generale se non inseguita dalle notizie. In suo soccorso giunge la maledizione di un misterioso cofanetto («Mi aggredirà, cercherà di distruggermi. Ogni notte, finché sarò in vita. Nessuno scandalo, soltanto orrore. Ma i titoloni ci saranno,oh, se ci saranno. E io non svanirò più»).

La cosa marrone chiaro con i suoi orrori “paramentali” annidati nella città di San Francisco e i grattacieli, opere enormi simili per immensità alle tombe egiziane delle grandi piramidi, uniscono l’orrore delle asfissianti metropoli moderne e l’orrore atavico delle leggende traghettando il lettore in una nuova fase del lavoro leiberiano: la corrispondenza tra mondo interiore e quello dei sogni – non a caso definito periodo “junghiano” dello scrittore. Da qui in poi le allucinazioni mentali e le visioni oniriche si influenzano reciprocamente e condividono un sottile confine facilmente attraversabile. Il passaggio al subconscio è vivido e segnato da una scrittura altamente descrittiva, volta alla migliore riuscita della suggestione e mossa nella complessa dimensione di un mondo immateriale. Lo si nota bene nelle lunghe sequenze “nel buio” della Lady Evanescente e del signor Ryker, protagonisti di Fantasie Paurose. Il mondo del desiderio inconscio si fa così vivido da collegare due destini nettamente separati sempre all’interno di un labirinto moderno come il grattacielo.

La raccolta di racconti mostra chiaramente un arco stilistico che da denotativo e classico passa a uno più onirico e metafisico senza mai dimenticare la contemporaneità. Di certo il libro di Fritz Leiber fa conoscere un autore singolare dell’orrore, un affamato sperimentatore.

 

fritz leiber la cosa marrone chiaroTitolo: La cosa marrone chiaro e altre storie dell’orrore

Autore: Fritz Leiber

Traduzione e cura di Federico Cenci

Editore: Cliquot

Anno: 2017

Pagine: 304

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