Wendell Berry ha una personalità particolare ed è così forte e caratteristica nella letteratura americana contemporanea da sovrapporsi alle sue opere. È un american hero e non c’è nessuna retorica in questo, nessuna esaltazione troppo entusiastica di gesta percorse dal sensazionalismo americano. Probabilmente perché Berry è depositario di un sapere passato, un modo di essere umano, prima che americano, che trova perfetta realizzazione nel rapporto con la terra e non ha intenzione di abbandonarlo. Vuole coniugare l’attività artistica con la missione culturale e ambientale.
La memoria di Old Jack, pubblicato da Lindau Edizioni con la traduzione di Vincenzo Perna, ne è una valida realizzazione. Il vecchio Jack Beechum è un altro abitante della cittadina immaginaria di Port William. Della piccola comunità, nei libri precedentemente pubblicati da Lindau – oltre alle raccolte di saggi La strada dell’ignoranza e Mangiare è un atto agricolo -, avevano fatto parte Jayber Crow, Hanna Coulter e la stessa città con Un posto al mondo. Ma il vecchio Jack è la radice di un albero centenario arrivato alla fine dei suoi giorni. È una fonte di storia e, quando si parla di storia di una comunità così piccola e unita, si trasforma in un racconto che tocca le vite di tutti i suoi abitanti fino a incarnarsi nella figura di Jack. L’anziano vive dei momenti in cui il ricordo si sovrappone alla realtà, rendendolo l’abitante di un altro tempo. La memoria occupa una parte così ingombrante da non lasciare spazio alle cose del presente: parla poco, quando lo fa sbaglia i nomi o sta parlando con un tu del passato, si incanta come pietrificato. Qualcuno lo scambierà per una statua e lui affonda nel suo amato terreno, irrigato dai ricordi, e sorvolato da lui, un fantasma che ha incanalato nelle sue vene l’identità stessa.
Ora il mondo gli si presenta sempre più come un’apparizione o una nuvola alla deriva, che si apre e si chiude sopra le vivide luci e tinte del ricordo del mondo di un tempo. Il mondo di oggi gli serve soprattutto a ricordare, a volgersi indietro attraverso passaggi che a volte conosce fin troppo bene, verso quell’altro mondo morto, rimpianto e immutabile che vive ancora nella sua mente.
(Wendell Berry, La memoria di Old Jack, traduzione di Vincenzo Perna, Edizioni Lindau, 2016, p.25)
Ripercorriamo la vita di Jack dagli inizi nella casa coperta dal dolore al potere salvifico dell’agricoltura, l’incontro con la moglie Ruth, il successo da proprietario terriero e il declino sentimentale. Se poco a poco riemergono i rimorsi, cose non dette e non fatte in tempo, la memoria, da sola, è la redenzione. Il perdono, per un uomo testardo e orgoglioso, non ha accezione religiosa ma trova il suo significato in uno scambio simbiotico con la natura. Sarà la trama che attraversa il romanzo, costituendo un ciclo vitale dal momento in cui Old Jack si dedicherà alla coltivazione fino alla vecchiaia.
È un mondo antico quello di Wendell Berry, fatto di donne che preparano il pasto agli uomini di ritorno dal lavoro nei campi, e di antichità che non si esaurisce nello stereotipo ma lascia aperta la possibilità dell’esistenza. Port William è l’utopia personale di Berry ripulita, per esempio, dalla meccanizzazione dell’agricoltura: solo alla fine si accennano «persone che si trasferiscono in città», scarsità di manodopera e la «difficoltà di mantenere un’economia agricola». In un saggio su Orion Magazine dal titolo Agrarian Standard, Berry considera le conseguenze dell’avvento della mentalità industriale:
I believe that this contest between industrialism and agrarianism now defines the most fundamental human difference, for it divides not just two nearly opposite concepts of agriculture and land use, but also two nearly opposite ways of understanding ourselves, our fellow creatures, and our world. […]
To the corporate and political and academic servants of global industrialism, the small family farm and the small farming community are not known, not imaginable, and therefore unthinkable, except as damaging stereotypes.[…]
Credo che il contesto tra industria e agricoltura definisce la più importante differenza umana, perché divide non solo due diverse visioni di terra e agricoltura, ma divide anche due modi opposti di capire noi stessi, i nostri simili e il nostro mondo. […]
Ai servi accademici delle società e della politica la piccola famiglia di campagna e la piccola comunità agricola sono sconosciuti e inimmaginabili, a eccezione di stereotipi dannosi.
Sradicare i lavoratori dalle campagne e dalle famiglie a cui appartengono, è come eliminare parte del sentimento umano. Alla spersonalizzazione di una visione sociale e ambientale dell’agricoltura, l’autore oppone una serie di legami nella finzione.
Hanna Coulter, per esempio, ha vissuto la morte del marito in guerra e ha acquisito bellezza grazie a un ciclo vitale in continua evoluzione. La morte è stata ricompensata con la vita dei figli e l’amore del marito Nathan. Andy, invece, è uno dei giovani cresciuti dal vecchio Jack e da tutti i parenti e gli amici che gli hanno insegnato il lavoro nei campi:
E perciò, quando esce di casa, Andy fa il suo ingresso in un mondo diverso e stranamente radioso, perché non cammina soltanto in quel luogo, circondato dai fantasmi e dalle presenze di coloro che gli hanno voluto bene e si sono occupati di lui per tutta la sua esistenza, è accompagnato da versioni anteriori di sé che ha vissuto in precedenza. Avverte in gola una fitta di dolore esultante.
(Wendell Berry, La memoria di Old Jack, traduzione di Vincenzo Perna, Edizioni Lindau, 2016, p.159)
La memoria di Old Jack viene prima di quel disastro raccontato da John Steinbeck in Furore, pubblicato nel 1939. La vita dei Joad è profondamente istintuale e alla natura animale oppone la solidarietà. Il loro rapporto con la terra, nel momento in cui vengono espropriati della propria e poi durante il viaggio per raggiungere la California, si modifica radicalmente, così come cambia il lavoro nei campi descritto in capitoli separati da agricoltori anonimi arresi alle macchine:
Non poteva apprezzare né comprimere, o maledire o incoraggiare il proprio potere nel confronti della terra e di conseguenza era incapace di provare gioia o tormento, furore o sollievo. Non conosceva la terra, non era sua, non aveva fede in lei, non la supplicava. Se un granello di seme non germinava, egli non se ne dava pensiero. Se i teneri sprocchi appassivano nella siccità o affogavano sotto la pioggia, egli rimaneva indifferente, come la trattrice.
Non amava la terra, non più di quanto l’amasse la banca; ma non amava nemmeno la trattrice. Si contentava di ammirarne le superfici lucenti, la potenza, il rombo dei suoi cilindri detonanti.
Tutta l’armonia che aveva percorso le vite della famiglia, si sfalda durante il viaggio. Si pensi, per esempio, alla fuga di Connie, giovane marito di Rose of Sharon che la abbandona per studiare; o i nonni Joad che perdono la vita nel momento in cui perdono contatto con la terra. Steinbeck presenta i suoi protagonisti nel momento della partenza, già arresi alla cancellazione della memoria. La giustizia è diversa dalla legge in Steinbeck, mentre in Wendell Berry la legge esistente è quella naturale e la giustizia è contenuta in essa. La bellezza è una conquista del dolore, la vita è un dono prezioso della prosecuzione della morte. La comunità è intima quando rimane nella propria terra, è spietata e distorta quando i Joad si trasferiscono.
Wendell Berry dimostra che una realtà come quella di Port William sarebbe la risposta più sensata ad alcune domande sulla pacifica convivenza. Non vuol dire negare l’evoluzione portata dal progresso tecnologico ma di non farsi sopraffare dalla convinzione di prevalere sulla natura e i suoi ritmi. Old Jack non l’ha fatto e la sua vita è stata una delle più sorprendenti.
Autore: Wendell Berry
Traduzione: Vincenzo Perna
Editore: Lindau
Anno: 2016
Pagine: 240
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Hai proprio colto il cuore dell’essenza di Berry…e bello il parallelismo con Steinbeck!
Mi ci sono affezionata subito! E voglio recuperare gli altri.
Per Steinbeck era successa la stessa cosa
Il mio preferito è Hannah Coulter ❤
Applausi a scena aperta <3
Ahahah! *inchino* ma è tutto merito di Berry (e di Steinbeck)
[…] Berry, La memoria di Old Jack, traduzione di Vincenzo Perna, Lindau Edizioni, 2016, pp. […]
[…] così lontana da raggiungere. Ci sarebbero i limiti fisici dei personaggi che, come per il vecchio Jack Beechum, si trasformano in un rivivere per la redenzione personale, con uno sguardo che procede in avanti […]
[…] Berry possa andare bene. Per esempio La Memoria di Old Jack, di cui ha parlato recentemente Il mondo urla dietro la porta può essere una buona […]
[…] parlato della sua abilità nel conciliare la vita artistica e un modello di vita che emergeva da La memoria di Old Jack. La cittadina di Port William, memoria e incarnazione del luogo d’origine dell’autore, […]