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Merritt Tierce: soltanto carne

Sapete, la nascita è sicuramente un atto meraviglioso. Intendo la prima nascita, di cui non avremo mai ricordo.

Quell’involucro di carne rossa che urla quasi senza fiato, senza identità e senza memoria, è destinato a nascere un numero infinito di volte ancora.

Sto parlando della crescita e di quante volte si ridefinisce il proprio io sin da quando si dice “da grande voglio fare…”.

Marie è una cameriera di Dallas. Le ore di lavoro le scivolano addosso con la stessa facilità con cui un coltello le incide la carne, una carta di credito trita la coca, uno spiedino da fonduta le ustiona la pelle.

Gli anziani accettano le dimissioni del prete responsabile del gruppo giovani. Nella sua lettera ai fedeli della comunità dice che gli dispiace profondamente di non essere stato in grado di tutelare i minori che gli erano stati affidati, riferendosi a me immagino.

Gli anziani mi convocano per un colloquio privato, nella biblioteca. Loro nove e una ragazzina di diciassette anni. Be’, sei l’ultima persona a cui ci saremmo aspettati di veder succedere questo, dice uno. Non so quali siano state le circostanze, dice un altro, e non sei nemmeno obbligata a dircelo. Ma sappiamo tutti come sono fatti i ragazzi. Alla fine siete voi ragazze a dover decidere, a dover fare le scelte che vi permettono di mantenere la castità e la purezza.

Mi vergogno così tanto, sono talmente mortificata, che lascio il mio corpo seduto lì al tavolo. Mi riduco a un essere alto dieci centimetri e volo fino a una libreria in un angolo remoto della sala. Atterro sullo scaffale più alto e guardo sotto di me la ragazza con la canottiera rossa. I capelli le nascondono il viso e fissa il tavolo, tremante. Non conosco lei, e non conosco questi signori in completo scuro, e non c’è nulla che possa fare per aiutarla. È troppo piccola e loro sono in nove.

(Carne viva, p. 193-194)

L’atto di nascita di Marie – o dovrei dire morte? – è la nascita della figlioletta, quando lei è ancora un’adolescente. Da quel momento in poi Marie percorre la linea della vita al contrario e abbandona il suo corpo invece di diventarne padrona.

Tra l’involucro di carne e la sua identità, ferma per sempre all’adolescenza, si crea uno strato che sostituisce la vera Marie e la frena senza possibilità di crescita.

Diventa una cameriera-modello, impiegata in ristoranti di lusso dai retroscena a dir poco squallidi. Marie è insaziabile: si massacra di lavoro, si taglia, si ustiona, pippa coca, cambia partner ogni sera. Lo desidera con tutta se stessa perché ha creato la sua teoria del dolore:

Ma non era questione di piacere: era che alcuni tipi di dolore sono il perfetto antidoto per altri.

(Carne viva p.106)

Il dolore è reale e sincronizza tutto il dolore che ho nel resto di me stessa ma non riesco a organizzare.

(Carne viva p.161)

cover4Il dolore cerca di lacerare lo strato amorfo tra la carne e la sua vera identità, ma dalla ferita fuoriesce solo sangue. Marie non sarà più se stessa perché l’ha rinnegato nel momento in cui ha realizzato di essere un fallimento, soprattutto come madre. È una ragazza interrotta, persino tenera nella sua ingenuità, convinta di aver smarrito per sempre le coordinate per l’esperienza della vita.

Lei è la madre della piccola Ana, un nome che il lettore ricorda a stento. Alla bambina riserva l’amore inconfondibile che non si acquisisce ma matura dentro durante la gravidanza e sboccia quando c’è un’altra nascita: l’amore materno.

La narrazione si muove tra gli ambienti e i personaggi che popolano i ristoranti, il rapporto con la figlia e il racconto di come Marie è rimasta incinta. Merritt Tierce alterna la grazia delle parti più romantiche alla freddezza straziante delle situazioni in cui Marie va a cacciarsi. Parole asettiche, volgari, poste l’una accanto alle altre, assumono un tono cinico, quasi sprezzante della vita.

L’unica pecca, come ho scritto altrove, è la ripetizione di azioni, uomini, situazioni, che se da un lato feriscono il lettore sbattendogli in faccia la realtà, dall’altro non fanno altro che rimanere uguali a se stesse, diventando volutamente anonime.

Non c’è, come speravo accadesse, uno sviluppo, una speranza di risoluzione che, invece, rimane senza risposta fino alla fine.

Carne viva alterna magnificamente due linee temporali di una stessa vita che però è destinata a interrompersi. Ed è proprio questo che non dovrebbe succedere: un personaggio non dovrebbe morire una volta chiuso il libro.

BIGSUR1_Tierce_Carneviva_coverAutore: Merritt Tierce

Editore: Sur

Anno: 2015

Traduzione: Martina Testa

Pagine: 220

Prezzo (cartaceo): € 16,50

Prezzo(ebook) : € 9,99

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