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L’angolo del libro: On writing: Autobiografia di un mestiere

Autore: Stephen King

Edizione: Sperling & Kupfer

Anno: 2001

Pagine: 310

Analisi

On writing è una chiacchierata a tu per tu con Stephen King. Continuano a essere pubblicati manuali di scrittura, eppure non ne avevo letto ancora uno scritto da un autore di successo. Naturalmente le regole impartire dal Re, non sono da vedersi come infallibili, ma più come ferri del mestiere che l’artigiano mostra all’apprendista.

Il primo capitolo è dedicato a una piccola ma dettagliata autobiografia, un modo per mostrarci come il talento della scrittura sia nato spontaneo e negli anni non ha fatto altro che aumentare, nonostante le difficoltà. Chi è ancora poco esperto o ha collezionato una serie di insuccessi nel mondo della scrittura, non dovrà perdersi d’animo poiché lo stesso King crede “che siano molti ad avere, seppur in forma germinale, talento di scrittore e narratore, e che questo talento possa essere rafforzato e affinato”.

L’autore passa alla domanda che forse ben pochi scrittori si pongono: Cos’è scrivere? Mi stupisce che la risposta sia secca, buttata lì, senza pagine e pagine che vi girino intorno. Scrivere è telepatia. Trovare un argomento che smentisca questa opinione è una bella sfida. Certo, da uno dei più celebri autori di letteratura fantastica e horror, questa è la risposta più gettonata che potesse dare. Leggere un libro pubblicato secoli fa, un mese fa, un anno fa sarà sempre in grado di trasmetterci qualcosa, che sia conoscenza o emozione. Ecco cosa s’intende per telepatia: un filo diretto tra scrittore e lettore senza vincoli spazio temporali.

Per questo nella scrittura bisogna impegnarsi seriamente, altrimenti si rischia di gettare nello spaziotempo soltanto spazzatura che, prima o poi, si fermerà a causa del poco successo tra i lettori.

Una volta chiarito questo punto fondamentale, arriva l’ora della Cassetta degli attrezzi. King costruisce una metafora grazie a un ricordo d’infanzia: per semplici lavori a una finestra, lo zio aveva trasportato una pesante cassetta degli attrezzi e alla domanda del piccolo King sul perché avesse fatto tanta fatica gli avrebbe risposto: “È meglio avere a portata di mano tutti gli attrezzi. Altrimenti metti caso che ti imbatti in qualcosa che non ti aspettavi, magari ti scoraggi ”.

Ognuno ha la propria cassetta degli attrezzi da personalizzare, ma gli accessori che non devono mancare sono il vocabolario e una buona conoscenza grammaticale.

Siamo entrati nel vivo del libro, eppure soltanto nel capitolo intitolato Sullo scrivere il King ci ricorda uno dei dogmi fondamentali: “leggere molto e scrivere molto”. Come possiamo pretendere di diventare scrittori senza essere a conoscenza delle dinamiche di un libro, di una storia? “Dunque leggiamo per assaggiare la mediocrità e sentirci una schifezza” è la frase che potrebbe spiegare al meglio lo scopo della lettura.

In caso contrario, saremmo dei cattivi scrittori, ponendoci alla base della piramide kinghiana: al gradino superiore ci sono gli “scrittori competenti” e, al vertice, gli “scrittori veramente bravi”. Tutti i manuali di scrittura considerano tutti gli aspiranti allo stesso livello, creando l’illusione che il mondo letterario sia aperto a chiunque. Stephen King parla chiaro e non esita a fare una rigida distinzione e a voler occuparsi degli scrittori competenti.

Entrare nei particolari del libro non è possibile, lascio scoprire a voi i consigli riguardo il momento creativo, il momento di posare le dita sulla tastiera o la penna sul foglio.

Il tono colloquiale, è in grado di trattare le questioni più importanti del mondo della scrittura, correlate di esempi, consigli ed esperienze personali. D’altronde come l’autore ha affermato: “La vita non è un supporto per l’arte. È il contrario” e la dimostrazione ce la dà raccontando come la scrittura abbia funto da riabilitazione spirituale dopo che, nel giugno del 1999, fu travolto da un furgoncino.

L’opera è un miscuglio di generi che spaziano dall’autobiografia  al saggio fino al manuale di scrittura. Leggerlo significa addentrarsi nel mondo di uno dei più prolifici autori del nostro tempo e non essere lettori passivi di tecniche che mai e poi mai applicheremo.

Questo è On writing: una lezione sul mondo della scrittura che ci fa rimanere con i piedi per terra, ma allo stesso tempo ci infonde speranza.

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0 commenti

  1. Ne ho sentito parlare ma no l’ho mai letto, lo consigli anche solo come lettura e per imparare a scrivere anche senza nessuna velleità di scrittore?

    1. Direi di sì, perché spiega anche come rendere il discorso scritto meno macchinoso attraverso una serie di accortezze! 🙂

      1. Lo compro!!! Grazie!

  2. “On writing” è sicuramente il libro più letto dagli aspiranti scrittori. La sua seconda parte – ovvero quella più specificatamente “manualistica” – dispensa utili consigli, che vanno comunque presi con le molle.
    Purtroppo c’è tanta gente a cui quel libro ha fatto un brutto effetto. Ho letto articoli che criminalizzano l’uso degli avverbi in -mente, senza considerare che “On writing” è tradotto in italiano, e che in italiano ci sono una miriade di alternative per rendere il complemento di modo, ed è qui che bisogna intervenire per rendere una storia meno raccontata e più mostrata.
    Fermo restando che se ogni scrittore avesse aderito alla ferrea regola dello “show, don’t tell” di Twain, oggi non potremmo sfogliare le opere di un genio della narrativa come Fedor Dostoevskij. Insomma, alla lettura di una manualistica che dispensa regolette da Bignami sarebbe da preferire lo studio di saggi che insegnino come funziona un romanzo (ne citai due in un precedente commento) perchè non basta esercitarsi a scrivere e leggere molto: bisogna innanzitutto imparare a leggere.
    Potrei divorare cento romanzi l’anno e continuare ad essere un lettore mediocre, se non faccio tesoro degli stili di scrittura, se non comprendo la punteggiatura, se non ho idea di cosa sia la retorica. La retorica: questa sconosciuta. Uno studio approfondito della retorica aristotelica renderebbe inutile il 90% della manualistica – spesso fuorviante – legata alla letteratura.
    Un’ultima considerazione: l’editor NON ha sempre ragione. Ho visto editor rinomati rovinare opere geniali. Va bene l’essere modesti, va bene il non incaponirsi su di un’idea palesemente discutibile. Ma l’istinto va salvaguardato, è quello che ci spinge a credere in una nostra opera (letteraria o meno) nonostante le mille porte sbattute in faccia.

    1. E’ vero, ciò che King scrive in On writing non è da prendere come “oro colato” 😛 Perciò l’ho considerato come un artigiano che mostra i “ferri del mestiere” all’apprendista, quest’ultimo potrà utilizzarli o meno, personalizzarli magari, ma di sicuro non produrrà opere tanto valide quanto il maestro. Perché diciamocelo nella scrittura si deve imparare dal passato, dai classici, dalle grandi opere letterarie, ma fare lo scrittore non significa calcare uno stile vecchio e stravecchio, ma crearne uno nuovo. Credo che questo non possa essere fatto soltanto fidandosi dei manuali di scrittura o degli editor di adesso:-)

  3. a me è piaciuto moltissimo, perchè considero King una specie di parente, lo zio strambo che ti fa agghiacciare e ridere allo stesso tempo! 🙂
    bello il tuo blog!

    1. Grazie! 😀 Spero continuerai a farmi visita

  4. […] e dovrebbero essere correlati di esempi pratici. Sono d’accordo con Stephen King nella distinzione tra scrittori competenti e scrittori veramente bravi. Nel suo On Writing ammette che i manuali di scrittura sembrano costruiti […]

  5. […] miei consigli di scrittura. Non mi sono mai fidata neanche dei manuali. Confesso che ne ho letto qualcuno e devo dire che ne sono rimasta piacevolmente […]

  6. […] circhi di passaggio. È lì, davanti un misero bancone o, come preferirebbe dire lui, una piccola cassetta con gli attrezzi del mestiere. Sai che ti fissa, anche se non riesci a vedergli gli occhi, mentre le mille luci delle attrazioni […]

  7. […] Come ogni storia Stephen King parte dalla sua quotidianità, dai ricordi, niente che il lettore possa ritenere estraneo e ampolloso. E come ogni opera nata da un talento innato, avrà una genesi contorta che solo lo scrittore potrà conoscere e rileggere quasi con sofferenza. Un’idea di tutto questo possiamo ritrovarla in On Writing: Autobiografia di un mestiere. […]

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