Autore: Stephen King
Editore: Bompiani
Anno:2007
Traduzione: Bruno Amato e Anna dell’Orto
Pagine:940
Prezzo:€ 12,00
Avete presente quei venditori di cianfrusaglie alle fiere? A loro basta il banchetto, un microfono e la loro oratoria che ipnotizza, anche solo per un minuto, anche se sai che non comprerai il loro prodotto.
Ecco, King lo immagino così: più che in una fiera lo vedrei alle giostre o, ancora meglio, in quel microcosmo che si crea intorno ai circhi di passaggio. È lì, davanti un misero bancone o, come preferirebbe dire lui, una piccola cassetta con gli attrezzi del mestiere. Sai che ti fissa, anche se non riesci a vedergli gli occhi, mentre le mille luci delle attrazioni si riflettono sui suoi occhiali. Puoi intravedere, anche per un secondo, il ghigno di sicurezza, di chi sa di averti in pugno con una sola frase. Poi inizia a scrivere ed è a questo punto che inizia la magia.
Infonde un timore particolare, tra il piacere e l’incertezza, quel non luogo dove il lettore salta tra la diffidenza e la fiducia piena all’autore, il momento in cui si lascia andare al flusso di eventi narrati.
Con L’ombra dello scorpione l’incantesimo ha funzionato a metà.
Captain Trips, superinfluenza, chiamatela come volete, ma è la malattia più banale e, allo stesso tempo, maledettamente geniale per essere così vicina alla realtà. Figlia del Progetto Azzurro, governativo e segreto, la malattia è una mutazione della normale influenza, che si manifesta come semplice raffreddore, ma che, nel giro di poche ore, porta alla morte dell’infettato.
Il primo libro (Captain Trips) è una discesa all’inferno. Seguiamo il diffondersi della malattia (dal 16 giugno al 4 luglio) da un capo all’altro dell’America (Texas, Maine, New York, Vermont, Arizona), mentre presto diventa la spiacevole realtà dei protagonisti che ci vengono man mano presentati.
L’influenza stermina la maggior parte della popolazione americana (probabilmente anche terrestre), l’umanità è azzerata. Nel secondo libro (Sul confine) chi è rimasto immune dovrà decidere con chi schierarsi: Randall Flagg, il male in persona (personaggio che King porterà anche nella saga della Torre Nera) o Mother Abigail, anziana di centootto anni, devota al volere di Dio.
King tocca silenziosamente tutti temi cari alle società e alla natura umana: il prodotto più spietato della democrazia (la maggioranza vince, in questo caso, chi ha più armi vince) che si tramuta nel suo contrario, la legge dell’autoconservazione; la democrazia di facciata di uno stato che ha tenuto nascosto il piccolo particolare dell’epidemia; l’utilizzo deliberato di armi per creare una propria giustizia fino a sfociare nella pura anarchia.
Quando scrivo che l’umanità è pericolosamente azzerata non intendo soltanto numericamente, mi riferisco alle consuetudini dell’individuo in una società, alla sua vita sociale e interiore.
È come se la mappa con segnate tutte le tappe principali dell’umanità, fosse andata perduta e ci fosse bisogno di esplorare parti del mondo (interiore e non) mai considerate o date per scontate. Come si crea una società? Come si fanno le leggi? Chi è che prende decisioni?
King sceglie di affidare queste riflessioni a Glen Bateman, il sociologo chiacchierone interprete della coscienza dei buoni.
È probabilmente questa la parte critica del romanzo. Il ritmo delle prime pagine, i salti da un personaggio all’altro, da uno stato all’altro, si arena quando i buoni giungono a Boulder (Colorado) e iniziano a costruire una società in forma embrionale, mentre i cattivi a Los Angeles ne costruiscono una basata sul regime del terrore del dio del male.
Nel secondo libro la lettura procede a rilento, ma la risposta è da ricercare nella seconda parte della prefazione: King spiega che dal manoscritto originale erano state tagliate circa quattrocento pagine per motivi commerciali. Soltanto in seguito, a causa di molte richieste dei lettori, si pubblicò la versione ampliata (anche se molte delle pagine dei tagli sono andate perdute).
Credo che sia una questione di editing: si può pubblicare tutto il materiale, ma non c’è bisogno di riversarlo in maniera indiscriminata sulla pagina, sarebbe il caso di riorganizzarlo per bilanciare le varie parti. Per esempio, molte delle riunioni del comitato della Zona Libera potevano essere “accorciate” o quantomeno non girare intorno agli stessi temi.
La minuzia di King è tale da lasciare i personaggi muoversi fino ad acquistare tridimensionalità. Si ama Larry, con la sua evoluzione da bambinone a uomo tormentato dai sensi di colpa; si amano le teorie di Glen, non tanto fantasiose come si possa credere a una prima lettura; si ama l’ateismo e la fede nell’indipendenza interiore dell’uomo di Nick Andros. Potrei continuare, ma basta così.
Se guardate con diffidenza ai temi della fede, di Dio e del Diavolo, sappiate che King, da mortale, lascia libera l’interpretazione al lettore facendo una sola domanda affidata, ancora una volta, a Glen: chi può dire cos’è razionale o no, a cosa credere o no, dopo un’epidemia che ha quasi distrutto il genere umano e dopo aver condiviso il mondo dei sogni con tutti i sopravvissuti?
Il libero arbitrio può essere il dio buono (invisibile? punitivo? giusto?) e il male autoimposto, sta all’uomo decidere che strada prendere. L’orologio dell’umanità è ripartito da zero, percorrerà le stesse strade? A questa domanda, però, King darà una risposta che lascio scoprire a voi.
Se, come dice il Re, L’ombra dello scorpione è il prodotto del narcisismo, con una cura maniacale dei personaggi e della storia, io dico: più narcisismo per tutti.
P.S: – Qualcuno ha visto la miniserie televisiva tratta da L’ombra dello scorpione? Me la consigliate?
– La Marvel Comics ha realizzato una graphic novel costituita da sei miniserie, ognuna delle quali suddivisa in cinque volumi. Se ne sono occupati nomi illustri come lo sceneggiatore Roberto Aguirre-Sacasa (che ha sceneggiato anche Lo sguardo di Satana – Carrie del 2013) e il disegnatore Mike Perkins (House of M: Avengers, Capitan America). In Italia sono uscite per Bompiani le prime 4 miniserie, ma non sono riuscita a trovare notizie sull’uscita dell’ultima.
Avevo iniziato a leggerlo tempo fa, ma poi lasciai perdere dopo pochissime pagine. Vedrò di riprenderlo a breve. Me ne hanno parlato bene.
Te lo consiglio anche io. Purtroppo per alcuni passaggi devi avere proprio voglia di leggerlo altrimenti non li mandi giù
Yes è un libro splendido… Letto no bevuto in pochissimo… Ormai venti e più anni fa.
Per me è stata la prima volta 😀 una bella sorpresa
Con King? Oh, beh… E’ un bell’inizio…
No no. Con il libro. Sto cercando di recuperare alcune sue opere
Sapessi scrivere almeno un decimo come lui, sarei a posto…
È un po’ il pensiero che abbiamo tutti davanti a quello che ci piace. Quindi facciamo pace con la consapevolezza di saper fare meglio quello che vogliamo fare. Poi chi può dirlo!
P.s.: sembra una frase da guru zen, ma è quello che cerco di capire anche io. :-p
Ahahaha si è un po’ Quelo… 🙂
[…] L’ombra dello scorpione: un’epidemia stermina la maggior parte della popolazione terrestre; il viaggio di due “compagnie” una del bene, l’altra del male, pronte a contendersi la rinascita dell’umanità. Se il male è quello che è, il bene non può definirsi tale, non sarà mai puro fino in fondo, quando parliamo di uomini. […]
[…] che rimane al di là della comprensione umana incarnandosi nel misterioso e ultraterreno Lang ne L’ombra dello scorpione, o nella piccola comunità di Salem’s Lot, o, come in 22/11/’63, prendendo le sembianze di Lee […]
[…] nelle ipocrisie di un piccolo paesino; riesco a ricordare la facilità con cui una malattia, una “banale” influenza, si trasformi nell’epidemia che uccide quasi tutta la popolazione mondiale e che i pochi […]