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La montagna al maschile: Le otto montagne di Paolo Cognetti

Gravitano sempre lì, i libri di Paolo Cognetti, attorno a una percezione tipica che si ripresenta per ogni suo libro. Nel caso delle Otto montagne la sensazione è quella dell’intimità che prevale in maniera inaspettata rispetto a quella che da sempre caratterizza le storie dell’autore. Il mezzo è sempre una scrittura mirata, una decisione di intenti e di immagini che si concretizza in uno stile elegante, asciugato da ogni abbellimento.

A decorare le storie sono i personaggi: Pietro, un bambino di città, che scoprirà la montagna, e Bruno, il bambino legato alla montagna da un cordone ombelicale indissolubile. E poi c’è la montagna, un microcosmo sconosciuto, fatta di paesini anonimi come quello di Grana dove «c’era un disprezzo per le cose, un certo gusto nel maltrattarle e lasciarle andare in malora» e di abitanti invisibili, mimetizzati al silenzio d’alta quota, divorati dal silenzio stesso. Per essere un luogo inventato a tutti gli effetti, permeato dall’esperienza di chi scrive, non si riduce a semplice scenografia sulla quale attaccare i personaggi. Non è più neanche un luogo, ma un deposito di valori e di sentimenti.

Il silenzio non è dovuto solo all’isolamento umano, ma è anche una condizione tipica che sembra adattarsi al mondo maschile, diverso dalla solitudine perché legato a un pensiero riflessivo e ai messaggi degli uomini per altri uomini: un codice fatto di deduzioni trasformate in certezze, orgoglio e risposte capite prima ancora di essere proferite.

L’esultanza non era prevista, ma dopo poco, quando eravamo abbastanza distanti, sentivo una mano sulla spalla, soltanto quello, una mano che si appoggiava e stringeva, ed era tutto.

(Paolo Cognetti, Le otto montagne, Einaudi, 2016, p.31)

Ci sono tre montagne e tre tipi di uomini che le attraversano. La prima è, come dal titolo del primo capitolo, La Montagna d’infanzia, caratterizzata dai tempi lunghi delle giornate dei bambini. Pietro vive i malumori dei genitori, emigrati traumaticamente a Milano, carpisce le loro storie prima della sua esistenza, inizia a rendersi conto che sono essere umani. Una volta scoperta la montagna, però, con quell’amico selvaggio che ne svela i segreti, gli inverni diventano troppo lunghi insieme all’attesa di tornare. Esiste un altro padre su in cima, solitario e selvaggio, libero dalle costrizioni cittadine, ma anche lontano da tutte le azioni tipiche di un padre borghese. Il secondo uomo è l’adolescente Pietro, lontano dall’intimità della vita famigliare, ostile alle convenzioni cittadine.

La seconda montagna è confusa, quasi inesistente quando coincide con l’adolescenza. L’ambiente montano è un accessorio indossato dai figli benestanti, accumulatori di esperienze amorose e di spacconerie. La terza montagna è la vita adulta e con lei arriva una mancanza, i progetti che non ingranano, i ritorni alle origini:

Può anche apparirti del tutto diverso, da adulto, un posto che amavi da ragazzino, e rivelarsi una delusione, oppure può ricordarti quello che non sei più e metterti addosso una gran tristezza.

(Paolo Cognetti, Le otto montagne, Einaudi, 2016, p.74)

La presenza di Bruno è costante anche quando è lontana e rappresenta una negazione e una possibilità insieme: da una parte il lato selvaggio di una vita che Pietro poteva intraprendere, dall’altra un fallimento. Altre azioni sulla montagna diventano immediatamente significati come la costruzione della baita, il vagare solitario, la contemplazione.

Le otto montagne è un romanzo breve che si incastra nella produzione di Cognetti attraverso una mancanza: le protagoniste femminili. L’esordio dell’autore era avvenuto con Manuale per ragazze di successo, una raccolta di racconti che esplorava l’universo femminile dell’amore, della maternità, del lavoro. E poi Sofia si veste sempre di nero, un romanzo scritto nella forma più confortevole dei racconti lunghi. Le sue donne erano interpreti e vittime del cambiamento: Sofia si ribellava a una generazione precedente di cattolici e comunisti, illusi dalle promesse del futuro, e si aggrappava a una città che aveva vissuto il boom industriale. Milano è da sempre la metropoli a misura d’uomo, che gioca tra la familiarità degli affetti, il fasto e il degrado affascinante, nonché la città dove le famiglie borghesi vivono e vedono scomparire i loro sogni di successo. Di protagoniste punk ce ne sono altre come pelleossa in Una cosa piccola che sta per esplodere. In questa raccolta c’è anche una piccola anticipazione delle Otto montagne, con un racconto dal titolo La stagione delle piogge, un’amicizia negata tra un custode e un bambino in un campeggio di montagna.

Forse la montagna aveva bisogno di un respiro più ampio, senza giramenti di testa, aveva bisogno di essere guardata da occhi taciturni sotto lo sguardo attento di donne spettatrici.

le otto montagne-paolo cognettiTitolo: Le otto montagne

Autore: Paolo Cognetti

Editore: Einaudi

Anno: 2016

Pagine:

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3 commenti

  1. Un’anticipazione di questo libro è ancora di più “Il ragazzo selvatico”, in cui ci sono già i temi della montagna e dell’amicizia maschile. Devo dire che forse ho amato di più i libri precedenti di Cognetti, più aspri e irrequieti, “Le otto montagne” ha un respiro da grande classico che me l’ha fatto apprezzare ma non amare perdutamente.

    1. Allora devo assolutamente recuperare Il ragazzo selvatico. A me piace il Cognetti dei racconti ed è proprio per questo che Le otto montagne non eccede in quello che vuole raccontare.

  2. […] eppure la scrittura di Lalla Romano fa dire che sono le parole e le immagini ad aver creato le età esperienziali della […]

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