L’interesse per le case editrici piccole e indipendenti deriva da un fascino che ha a che fare con un sentimento ambiguo. Da una parte il dinamismo che muove il piccolo editore lo isola dalle grandi realtà editoriali e fa del suo catalogo, della sua idea di libro, uno spirito di sacrificio alimentato dalla passione con un occhio sempre al mercato. Perché anche se non risponde alle aspettative economiche di una grande casa editrice, la valorizzazione del lavoro subisce una ramificazione rizomatica che sta all’editore intuire. Nel piccolo le distanze si accorciano, tra editore e collaboratori, tra editore autore e lettori. Anche in una gerarchia così organizzata, si fa del contatto e del continuo confronto un valore aggiunto alla missione proposta. L’ambiguità sta nello stesso ruolo dell’editore, un imprenditore particolare perché non chiude mai la valvola della missione culturale mentre prova ad adattarsi e a plasmare le occasioni del mercato.
Ogni realtà indipendente è diversa dalle altre, è rischioso persino generalizzare. Così come è rischioso far coincidere il panorama delle statistiche sui libri e la lettura con una realtà impossibile da cambiare. Non si deve generalizzare proprio perché nascono nuove iniziative editoriali come Pidgin edizioni. Realtà napoletana che dichiara sin dal nome un obiettivo ben preciso: fare degli stimoli più disparati un idioma unico e distintivo con il semplice obiettivo di pubblicare letteratura e fumetto underground. Ho intervistato l’editore e traduttore Stefano Pirone per avere qualche informazione in più sulla casa editrice appena nata.
Quando e come nasce Pidgin edizioni? E quali sono i propositi che l’hanno originata?
Quello che ha poi preso il nome di “Pidgin Edizioni” è un progetto che ha avuto un lungo periodo di incubazione, durante il quale l’idea ha preso sempre più forma man mano che al mio lavoro come traduttore e revisore si affiancavano e si accumulavano esperienze dirette e indirette nel mondo dell’editoria. A supportare gli sforzi necessari a mettere in pratica quel progetto ci sono due distinte forze motivatrici. La prima è il prevedibile (ma non necessariamente ovvio, nel settore editoriale) amore per la letteratura e per il fumetto, al di là di distinzioni di generi, stili e culture di appartenenza; la seconda è la vera e propria necessità, e non un semplice desiderio, di costruire qualcosa: qualcosa che sia strutturato e coerente, che abbia una personalità precisa e in cui sia noi che partecipiamo al progetto sia i nostri lettori possano rispecchiarsi.
Come sarà strutturata la vostra produzione editoriale (collane, riviste)?
La collana che raggrupperà le prime pubblicazioni si chiama Ruggine, parola che, nella sua semplicità, racchiude in sé una serie di immagini che riteniamo descrivere accuratamente il carattere duplice, quasi schizofrenico, delle opere che essa rappresenta: uno strato ruvido e rossastro, frutto dell’influenza negativa dell’ambiente, della natura e dell’incuria, che ricopre lo strato originario e il ricordo della sua lucentezza. Allo stesso modo, i nostri romanzi (come perfettamente interpretato da Il reattivo e Mira corpora) alternano panoramiche sulla ruvidità delle vite dei loro protagonisti a brevi scorci di pura bellezza, grattando quella superficie. Il contrasto che così si crea ha l’effetto di donare al lettore un’esperienza intensa e unica.
A questa collana si affiancherà quella denominata Split: prendendo in prestito il termine dal mondo della musica indipendente e autoprodotta (dove indica i dischi inediti che contengono brani di almeno due gruppi/artisti diversi), si tratterà di una serie di raccolte di racconti di autori vari che condividono lo spirito di fondo del progetto editoriale. Somiglierà a un magazine letterario, ma senza avere una periodicità fissa.
Avete affermato di essere interessati a opere italiane e straniere di narrativa e fumetto «dal contenuto e dal linguaggio intensi e originali, figlie di culture sotterranee e/o subordinate». Una casa editrice non generalista come tenere a precisare. Che cosa intendete con linguaggi intensi e originali? Quali sono le caratteristiche letterarie che cercate e come scegliete le opere da pubblicare?
Credo che la risposta alla precedente domanda abbia già coperto in parte questa. Per approfondire ulteriormente la nostra idea, posso ricorrere al nome stesso della casa editrice. Il termine “Pidgin” è stato scelto sia per il suo significato di stratificazione e amalgamazione di linguaggi diversi, sia perché nella sua natura racchiude il concetto di superamento delle barriere (linguistiche) e dei confini (nazionali), ovvero, più in generale, il superamento dei limiti.
Analogamente, la nostra selezione cerca opere ruvide, sopra le righe, dall’attitudine punk, ma che per la loro qualità possano essere apprezzate e godute anche da chi ha un palato un po’ più delicato. Queste opere trascinano i lettori fuori dalla propria comfort zone, che è un po’ il senso che vogliamo dare con il concetto di “superamento dei limiti”.
La nascita di una casa editrice indipendente con un’idea precisa per il catalogo è un piccolo evento in controtendenza rispetto all’andamento del mercato. Come può un editore indipendente competere con gruppi editoriali che controllano l’intera filiera?
La risposta agrodolce è che non può competere se gioca lo stesso gioco. Ciò che una casa editrice guadagna in grandezza lo perde in individualità. Noi puntiamo su quest’ultima: un’entità con una personalità forte che riesca a raccogliere una schiera di lettori fedeli e a diventare un punto di riferimento per autori emergenti. Vogliamo che la casa editrice stessa diventi un pidgin che permetta di creare un discorso culturale più ampio del semplice consumo di blocchi di carta.
Il discorso economico ci interessa ben poco. Questo non è un lavoro, ma un progetto di promozione culturale che stiamo coltivando con pazienza e dedizione, che speriamo di veder diventare autosufficiente, anche grazie a una gestione intelligente delle risorse a disposizione.
Quali sono le componenti che un editore deve curare costantemente secondo te?
L’editore indipendente, non potendo contare sulla quantità, deve curare la qualità: attenta selezione delle opere, veste grafica curata, relazioni umane con i lettori. Svecchiare l’editoria, dandole una ventata di freschezza, può solo giovare a tutti. Per fortuna, ci sono diverse nuove realtà editoriali italiane che sembrano star facendo un ottimo lavoro.
Il ruolo dell’editore, se volessimo attenerci alla sua definizione, è quello di un imprenditore culturale impegnato a mediare tra tipo di pubblicazioni proposte, gusti letterari personali e tendenze. Come muoversi tra queste tre idee e non intaccare l’identità dell’editore stesso?
La chiave, secondo me, è mettere sempre il progetto al primo posto. Cogliere qualche occasione ghiotta a costo della propria identità potrà pur dare dei benefici immediati, ma finisce per intaccare lo scheletro che regge il tutto. E col passare del tempo, questi acciacchi si fanno sentire.
Qualche anticipazione sulle prossime pubblicazioni?
Da settembre è disponibile la nostra prima pubblicazione, Il reattivo dell’autore sudafricano Masande Ntshanga. Si tratta di un romanzo sulla sospensione, che oscilla continuamente tra presente e passato, tra l’incapacità di reagire e la necessità di liberarsi dal peso della colpa, il tutto legato da una scrittura che ti trascina facendoti vivere gli estremi del protagonista sulla tua pelle. La pubblicazione del romanzo in cinque Paesi diversi (Sudafrica, Stati Uniti, Regno Unito, Germania e, naturalmente, Italia) è il giusto riconoscimento per uno scrittore talentuoso (nonché una persona piacevole) come Masande.
È prevista per novembre, invece, la pubblicazione di Mira corpora dello scrittore americano Jeff Jackson: una sorta di romanzo di formazione distorto che segue l’adolescenza del protagonista in una serie di esperienze significative, assurde e, a volte, violente, in un’ambientazione che ha tutto del post-apocalittico senza esserlo. Come suggerito dal titolo (“corpi meravigliosi” in latino), uno dei temi del romanzo è il rapporto col proprio corpo e l’estraneazione da esso. Un tema del genere raccontato con uno stile punk ha generato un libro indimenticabile. Non è un caso se ha ricevuto elogi da autori del calibro di Don DeLillo e Dennis Cooper.
Altri titoli sono in fase di definizione e presto ci saranno nuovi annunci. Non vediamo l’ora.
Complimenti per l’intervista, e grazie per avermi fatto scoprire una nuova realtà editoriale che pare davvero interessante!
Grazie! Conto molto sulle loro pubblicazioni. Vedremo! 🙂
[…] viaggio intrapreso alla scoperta di autori italiani, e ora arriva anche Pidgin edizioni. Quando ho intervistato l’editore e traduttore Stefano Pirone è venuto fuori un progetto dai confini ben precisi. […]