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Guida alla notte per principianti

Raymond Carver non ostentava i propri limiti.

Se anche ne avesse avuto la pretesa c’è un tipo di consapevolezza che giunge con l’età adulta. Non è dolorosa ma è gelosamente custodita, non è teatrale ma è mascherata, e rimane celata, non vista, o accettata senza troppe remore. Si tratta del passaggio dalle infinite opportunità del mondo di prima a quello delle reali possibilità, la finitezza di chi si è.

È qui che sopraggiunge la consapevolezza della contraddizione che frammenta e moltiplica le crepe dell’incoerenza.

Perché Carver poteva essere anche un violento, traditore, annebbiato dall’alcol, ma il peso del cliché, l’adesione totale agli incontri degli alcolisti anonimi, l’uguaglianza piatta e stranamente giusta dei racconti di recupero, avevano rimpicciolito il più grande senso di sentirsi speciali.

La risposta non poteva che essere il mettersi in ascolto e questo permise a Carver di esercitare nella scrittura una generosità e un’empatia inedite. Proprio qualche anno dopo la riabilitazione scriverà a Gordon Lish:

Può darsi che alcuni di questi racconti non si adattino facilmente a starsene allineati in fila con gli altri, è inevitabile. Però, Gordon, giuro su Dio e tanto vale che te lo dica subito, non posso subire l’amputazione e il trapianto che in un modo o nell’altro servirebbero a farli entrare nella scatola, di modo che il coperchio chiuda bene.

Lish aveva rimaneggiato Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, la raccolta pubblicata nel 1981 che aveva reso Raymond Carver uno degli scrittori statunitensi più famosi al mondo. Dieci finali su tredici erano stati modificati in modo decisivo. A leggere Principianti – la pubblicazione della versione originale da parte della moglie Tess Gallagher, anni dopo la morte di Carver – ci si rende conto che contemplavano la possibilità di un riscatto e con loro la storia assumeva tutt’altro senso.

In Una cosa piccola ma buona (Il bagno nel suo titolo originale) leggiamo il tragico incidente di Scotty, il coma che ne consegue, e i genitori sotto shock tormentati dalle chiamate del pasticcere per la torta di compleanno del bambino. Nella versione originale, invece, il finale vede i genitori impotenti davanti al lutto, accolti dall’umanità di un panettiere che offre loro il conforto delle parole.

Si faceva strada un potere particolare di quegli scrittori di racconti meglio identificati col nome di minimalisti: far percepire l’ignoto nel vuoto comunicativo, senza esplicitare il silenzio di una coscienza umana inconoscibile ma sondandola nelle increspature dell’incoerenza e del black out.

È lo stesso potere, declinato in modo stilisticamente differente, che ho riconosciuto in Mary Robison nella raccolta Guida alla notte per principianti (traduzione di Sara Reggiani, Racconti Edizioni, 2021).

I racconti risalgono a 1983, dopo che l’autrice aveva ottenuto riconoscimenti con la pubblicazione sul New Yorker e su antologie negli anni precedenti. Non è la prima volta che la vediamo in Italia, quella fucina di scoperte e proposte dal mondo americano che è Minimum fax aveva provato a pubblicare Dimmi nel 2004, ma è misterioso come un nome che spesso è affiancato a Amy Hempel, allo stesso Caver e a Barthelme, si perda facilmente nella varietà delle voci minimaliste.

Perché la voce della Robison si distingue per un tono disincantato e diretto, che poco lascia alla sospensione e molto affida al peso di una scelta imminente. Coglierà istantanee di vite in momenti particolari, un attimo prima della caduta o nel bel mezzo dell’impasse.

Nel racconto intitolato Sveglia il rapporto tra fratello e sorella si sviluppa in un dialogo serrato sul fidanzato di lei, ma a lungo andare sarà chiara un’altra verità:

Tutto quello che poteva tornarci utile durante una conversazione lo ricavavamo dai programmi tv e dai film. L’unica ragione che ci spingeva ad approfondire una certa questione era per aver qualcosa su cui blaterare – con chi poi non si sa, visto che eravamo soli come cani.

La famiglia, la casa, il sobborgo, celati nella pressione delle abitudini, costituiranno le mappe principali della raccolta. E ognuna di queste è soggetta a scuotimenti imprevisti tanto da trasformarsi in un negativo: tutto è costruito tramite abili dettagli, così fulminei da far pensare alla scenografia di oggetti e sentimenti di una pièce teatrale.

In Le tue c’è un uomo preso da un sentimento d’amore struggente per una moglie che sta per morire («Voleva dirle, dall’ampiezza della sua prospettiva, che possedere anche solo un piccolo talento, come il suo, era orribile, una croce: che essere anche solo un po’ speciale significava aspettarsi troppo, il più delle volte, e volersi troppo poco bene»); in Jewel la prevedibilità di una piccola realtà inizia a rivelare sensazioni claustrofobiche per la protagonista («Conosco il macellaio. Ho fatto gli scout con Marsha che è alla cassa. […] Dunque, mi piace sentirmi a casa. Solo vorrei non sentirmici qui»).

In queste e in altre storie il denominatore comune sarà una singola voce, una sola riflessione, che aleggerà inascoltata tra le pareti di una stanza immaginaria. Sono i momenti che ognuno ha imparato ad ascoltare e, forse, a ignorare per evitare la sofferenza.

E, come in una metamorfosi, dalla visione al sicuro della comunità alla consapevolezza di chi si è quando si rimane da soli, si farà strada la quiete dopo la tempesta. I personaggi, immersi in un cambiamento invisibile ai più, aprono gli occhi a una comunione col mondo.

L’obiettivo che ha ingrandito un essere insignificante diventa lo stesso che ha permesso al protagonista di allargare la visione a quello che lo circonda. Lo leggiamo in Guarda che roba quando basta uno sguardo a un uomo vicino alla protagonista per intravedere destini comuni, una relazione casuale col mondo.

Si fa strada una speranza che è sempre ultima a morire: anche la riflessione più egoista ha il potere di essere così pervasiva da scatenare una fusione inaspettata con il circostante.

Sorrideva come se amasse tutti i ragazzini del mondo e fosse orgoglioso di ciascuno di loro, perfino del mio. Sorrideva come se amasse anche me.

Titolo: Guida alla notte per principianti

Autore: Mary Robison

Traduzione di: Sara Reggiani

Editore: Racconti

Anno: 2021

Pagine: 160

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