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Diapositive americane: Come ti scopro l’America di Emanuela Crosetti

C’è della mitologia in America, tutta particolare. Alimentato dalla letteratura, sostenuta da chi lo abita, il suolo americano è un insieme di 50 diapositive dai paesaggi, dai colori e dagli odori differenti. Se guardiamo il negativo noteremo che c’è un’unità inconsapevole in tutta quella indipendenza: si costruisce il sogno americano che incolla sotto stelle e strisce spinte che difficilmente avremmo giudicato unite.

La risposta alla domanda su che cosa sia la tensione verso il Sogno porta con sé altri interrogativi: il sogno americano è sentirsi americano, sentirsi americano è sentirsi realizzato, sentirsi realizzato vuol dire avere la libertà di diventare. Si potrebbe continuare all’infinito, così per tutti i suoi abitanti fino ad arrivare all’origine di tutte le cose americane. È quello che fa Emanuela Crosetti in Come ti scopro l’America, il reportage di un viaggio in solitaria da Saint Louis alla costa del Pacifico, con lo scopo di ripercorrere le tappe di Lewis e Clark, i primi esploratori che effettuarono il viaggio incaricati dal presidente americano Thomas Jefferson.

I frammenti dei diari dei due viaggiatori si alternano alla narrazione e, in poco tempo, il viaggio di chi scrive si mescolerà con quello di chi ha scritto in passato: Lewis e Clark sono autori della storia mentre chi scrive è un loro personaggio che visita le tappe reinterpretandole.

Il cortocircuito non avviene solo fra chi compone il libro e i suoi ispiratori, ma contagia anche chi legge in una fusione tra finzione e realtà, tanto che l’una dipende dall’altra: i personaggi e i luoghi incontrati sono rafforzati dalla possibilità dell’esistenza. Dunque due diari che scandiscono il tempo, come binari paralleli che occasionalmente si incrociano sul percorso.

Le diapositive di cui parlavo all’inizio non sono altro che le foto di Emanuela Crosetti, sparse nella racconto a sostegno della lingua che lo compone: rendono reali dettagli dei luoghi altrimenti lontani e inimmaginabili. «Ciò che la Fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo solo una volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai ripetersi esistenzialmente», è Roland Barthes a scrivere ne La camera chiara ed è probabilmente una delle definizioni che meglio si addicono al libro. La fotografia immortala e la lingua trasforma, scambiandosi di ruolo a volte, rendendo il libro continuamente mobile e in divenire. Il viaggio è un unicum irripetibile e probabilmente sarà così per chiunque leggerà.

Un cumulo di palazzi simili a scatole di cartone affastellate, colori che vanno dal seppia all’antracite, dalla tinta sabbia al sangue rappreso. Lo sguardo frange contro la vertigine verticale di quelle linee spigolose. Le vie hanno l’odore calcificato del barbecue, oppresse da una coltre umida e spessa che giunge strisciando dal Mississippi e accerchia i semafori. Gli edifici sono tra loro così vicini da trattenere il buio anche nelle ore più chiare del giorno, trasformandosi in serbatoi di dubbie intenzioni. Il dissimulato trambusto e la sua mediocre pulizia rendono però Saint Louis una città sincera dove ogni cosa sta dove può.

(Emanuela Crosetti, Come ti scopro l’America, Exòrma Edizioni, 2016, p. 17)

A essere protagonista è uno sguardo straniero e acuto che unisce l’attenzione per i dettagli allo stupore della scoperta. Nuovi incastri di parole riescono a descrivere anche le realtà più monotone per scoprirne i lati nascosti, senza fermarsi a quello che l’occhio vede.

In balia degli elementi, in balia dei rifugi trovati nei motel, in balia dei destrieri a suon di cavalli come la Dodge RAM 2500, il viaggio assume le stesse caratteristiche imprevedibili di quello di Lewis e Clark. Ogni tappa è registrata sensorialmente e diventa la tavolozza ideale per sfumare aspetti che in un altro luogo sembravano accentuati.

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Marshall, Missouri (Photo © Emanuela Crosetti)

Così, all’interno di uno stesso stato come il Missouri si vedono la lentezza della vita di una grande città, Saint Louis, per poi passare a piccoli insediamenti dove il tempo scompare insieme alle persone. I pochi che si incontrano sono curiosi di sapere perché un viaggiatore abbia voglia di raggiungere quelle lande desolate e, entusiasti, si lanciano in racconti sul luogo. L’America non è nuova all’eccentricità dei suoi visitatori, come non è nuova alla varietà dei suoi luoghi se in una stessa città convivono la natura sconfinata, le cisterne e le nebbie industriali.

La combinazione tra paesaggio e autoctoni è tale da non dare sempre lo stesso risultato, perché tutto è continuamente in transito o non lo è mai stato, chiuso tra le mura di polvere e nutrito da porzioni spropositate di carne.

Eppure proprio qui si nasconde l’America che cerco, quella che non ha bisogno di piacere ma di tirare avanti; quella che non vuole complimenti ma parole; quella che si lascia vivere semplicemente per quella che è. Libera.

(Emanuela Crosetti, Come ti scopro l’America, Exòrma Edizioni, 2016, p. 68)

Come ti scopro l’America rivisita il viaggio on the road e dimostra come questo sia alla base di ogni scoperta, di quelle che hanno fondato l’America stessa.

Layout 1

Autore: Emanuela Crosetti

Editore: Exòrma Edizioni

Anno: 2016

Pagine: 360

Prezzo: € 17,50

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P.S.:

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