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Adam Levin e l’amore per le parole (o le parole in amore)

Se c’è una cosa che amo delle raccolte di racconti è un’unica voce alle prese con tante altre, non collegate e tutte distinguibili. La diversità di personaggi e storie fa della lettura una diversa esperienza rispetto a quella che si ha con il romanzo.

Dove il romanzo si dilunga, per garantire completezza, il racconto inizia nel mezzo della storia e si conclude dopo poco, infilando un numero di elementi fondamentali nel giro di poche frasi, lasciandone tanti altri all’immaginazione. Dove un romanzo cura la riuscita dei personaggi, il racconto fa lo stesso puntando però a una conclusione che faccia valere la brevità, prediligendo spesso la capacità di lasciare sensazioni più che storie.

E, ovviamente, lì dove tutte queste affermazioni sono vere, ci sono tanti altri casi dove potrebbero fallire, in linea con l’entità inclassificabile del racconto, oltre l’individuazione del genere.

Difficile inquadrare Rosa Shocking, raccolta di dieci racconti di Adam Levin, arrivata fino a noi grazie alla traduzione di Sara Reggiani per Edizioni Clichy,

Dopo aver visto un documentario sui disturbi alimentari un padre decide di dedicare la propria vita alla creazione della «Fantastica Bambola per L’Automiglioramento dell’immagine di Bambine Preadolescenti a RischioTM» (Frankenwittgenstein); due adolescenti coltivano una profonda amicizia aiutati dalla droga (Il Fringuello); una guida alla nascita di una relazione a partire dalla “creazione” della propria partner fino al pestaggio per amore (Lui); una dipendenza che assomiglia a una relazione (o è il contrario) in Jane Tell.

Sono alcuni racconti e la maggior parte tratta l’amore nella sua forma più strana: relazioni morbose che si diffondono gradualmente come il risultato di una reazione chimica, fino a compromettere chi le assume. È vero che il significato di veleno non cambia, anche se assunto volontariamente.

Eppure con Levin il significato delle parole stesse rimane incerto ed è più l’esercizio di un libero arbitrio. La comprensione delle parole è un istinto, perché se ci fermassimo solo un attimo ci accorgeremmo di quanto polivalente è il loro significato.

E i brividi si Susan si trasformarono in scosse, solo che, avendo la mente altrove, è come se a tremare non fosse il suo campo visivo, ma ciò che si trova dentro il suo campo visivo; sembra che sia la stanza a tremare non il suo corpo, e sebbene una parte di Susan sia consapevole che a tremare è il suo corpo – quella parte sa per esperienza che le stanze non tremano – questo tremolio, invece che essere espresso dalle parole il mio corpo trema, sembra più che altro l’espressione delle parole il mio corpo trema.

(da La fine dolceamara di Susan Falls, Rosa Shocking, traduzione di Sara Reggiani, Edizioni Clichy, 2015, p.53)

Susan, l’adolescente che grazie alla sua genialità frequenta l’università, poche pagine prima, analizzando una storia della Genesi si chiede se è lei a essere attrice della sua storia mentre è raccontata o se le parole della storia stanno influenzando la sua.

Il protagonista di un altro racconto si interroga sul vero significato di «rosa shocking» («Vedere quel colore mi avrebbe dato una specie di scossa, ma siccome vedere lei vestita di rosa mi dava sempre una scossa, avrei potuto chiamarlo comunque rosa shocking»), mentre la ragazza di cui si è infatuato fa un gioco tanto banale quanto fondamentale:

«Che cavolo di nome è Nancy?».

«Mah, secondo me come nome mi sta parecchio bene. Ma magari l’ho sempre pensato perché è il mio» ha detto Nancy.

Visto? Stavo flirtando. La stuzzicavo. Era la mia voce che doveva sentire, non le parole che dicevo. Ma lei ha sentito le parole, e non la mia voce. Era una risposta innocente. E a quel punto non sapevo più cosa fare, così ho detto che era pazza.

«No. Sta’ a sentire: Jack…Jack…Jack…Ti sembra ancora il tuo nome?» ha detto

(da Rosa shocking, Rosa Shocking, traduzione di Sara Reggiani, Edizioni Clichy, 2015, pp. 273-274)

Ripetere più volte una parola fino a scindere il significato dal significante, renderla un involucro vuoto da riempire a piacere. Questo è lo scopo di Levin e lo affronta mettendoci una bella dose di comicità. Tra i racconti che trattano l’amore famigliare, l’amore per il compagno, l’amore tra amici, l’amore è la parte della vita dove le parole non dovrebbero essere contraddette e dove, puntualmente, accade.

Alcune storie non vanno a segno, soprattutto nel finale, ma recupera con il campionario di protagonisti: individui strani, spesso fuori dal comune, giovani e coppie allo sbando, vittime di una qualche forma di sentimento amoroso, deleterio.

Adam Levin, AM’01. (Photography by Laura Adamczyk)
Adam Levin, AM’01. (Photography by Laura Adamczyk)

Adam Levin è sicuramente una voce originale, formatosi alla con il prof. George Saunders alla Syracuse University, ha pubblicato anche The instructions il suo primo romanzo, ancora inedito in Italia, che ha portato molti a paragoni azzardati con Philiph Roth e David Foster Wallace. Di queste somiglianze Levin è lusingato, anche se ammette che l’aver scritto un libro di 700 pagine e più è il motivo sbagliato per essere considerato il nuovo Wallace.

Devo ammettere che anche io ho fatto confronti tra i due, ma, se per alcuni aspetti si somigliano, tanti altri, per fortuna, li allontanano. La poetica di Wallace si è evoluta coprendo opere di narrativa e saggistica, dimostrando l’amore per la pop culture, il ruolo dell’intrattenimento, soprattutto giocato dalla televisione, la missione dello scrittore, una scrittura che espande le storie per coprire, almeno in parte, l’andamento della vita reale. Di Levin non possiamo dire niente di tutto questo, ma la scelta di personaggi particolari (la genialità di Susan, la stranezza di Nancy), unita alla missione delle parole, mi ha riportato a La scopa del sistema,  alla protagonista Lenore, cresciuta con la nonna fanatica di Wittgenstein, avida di storie vere perché «la vita è il suo racconto».

Per quella che per noi in Italia è la prima prova di Adam Levin possiamo dire che l’ha superata, ma avremo bisogno di almeno un’altra dimostrazione per dire che Roth e Wallace possono dormire sogni tranquilli.

imageItemAutore: Adam Levin

Editore: Edizioni Clichy

Traduzione: Sara Reggiani

Anno: 2015

Pagine: 280

Prezzo: € 15

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1 commento

  1. […] Levin, Rosa shocking, traduzione di Sara Reggiani, Edizioni Clichy, 2015, p. […]

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